Collana Fuochi diretta da Ottavio Rossani
lunedì 18 novembre 2024
IO NON SONO IL MIO SINTOMO di Renzia D’Incà
sabato 17 febbraio 2024
Abitare la ferita di Valentina Casadei
Nessuno può spiegare perché finisce l’amore. Non c’è un momento preciso in cui si può identificare la caduta; non c’è un percorso canonico di salvezza o di recupero del rapporto “strappato”. C’è solo il presente inesorabile. Il dolore è troppo grande per poter razionalizzare l’accaduto. Solo il tempo, o l’allontanamento dai luoghi in cui la vicenda si è rotta, può lenire lo “strazio”. Lei si domanda: sono io a non aver capito nulla, a non aver saputo intuire le debolezze e agire per rafforzare il rapporto, il dialogo, la tenerezza. I ricordi del suo profumo, del suo modo di muoversi, dell’inadeguatezza dei suoi comportamenti (senza rimedio quell’arrivare sempre in ritardo), servono ben poco per cercare un chiarimento (surreale, impossibile). [...]
giovedì 26 gennaio 2023
Onirico blues di Valeria Dal Bo (collana Fuochi diretta da Ottavio Rossani)
Dal sogno alla coscienza del vivere, un viaggio dentro l’illuminazione della mente. Un giro di trasferimenti dall’illusione alla concretezza del vissuto. Le poesie, o piuttosto i racconti poetici, di Valeria Dal Bo, in questa raccolta Onirico blues, sono una successione di immagini. La sorgente sono i sogni. Il mezzo di trasporto nella vita reale sono le parole. Non è però una questione di contenuto, è soprattutto una questione di ritmo. Un ritmo che scivola tra desiderio e contraddizione. Sarebbe facile disturbare Freud o i suoi discepoli, in particolare Jung. Ma non serve questa mediazione. Le immagini fissate nell’album delle possibilità tra vita e morte parlano, raccontano violenze non rivelate, paure subite, analisi autogestite nel risalire verso la superficie dell’esistenza. Un continuo rapporto con la chiusura o apertura delle porte. E l’improvviso cambiamento di condizione con l’opportunità di uscire “a rivedere le stelle” di nuovi desideri, di nuove soste e di nuove ripartenze. (Ottavio Rossani)
Con una nota di Giampiero Neri
venerdì 29 ottobre 2021
Il tempo che trova di Pierluigi Lanfranchi
Il tempo che trova di Pierluigi Lanfranchi è un libro surreale, e
pure tremendamente reale. È il tempo che trova l’uomo, la donna, i
figli, la vita, le cose, la storia, i miti che dalla loro lontananza
illuminano il presente, il futuro, il passare della vita. In questo
libro - storie raccontate in versi o in prosa poetica (potente
suggestione è l’incontro con Brodskij in un viaggio onirico), con una
lingua esatta, evocativa - entrano tutti i sogni possibili. L’oniricità
del pensiero cosparge spesso i momenti esperienziali. Il tempo passa, il
tempo si ferma, salta anche la relatività. Il poeta spazia dai miti
alla quotidianità, situazioni tutte filtrate dal sogno che può essere
incubo o elegia. La geografia, lo spazio, le città (Parigi, Vilnius,
Montreal), non sono solo dimensioni fisiche, sono anche ipotesi di
tempo. E se il tempo non è misurabile, sono l’uomo, o la donna, o le
cose, ad essere tangibili come ipotesi di vita, ma mai come certezze.
Eppure, con Properzio, “la morte non tutto finisce”. Tuttavia insiste il
niente alla fine della peregrinazione, però “con te anche niente è già
qualcosa”. E questo attiene alla speranza, che non ha nulla in comune
con il tempo indefinibile. Il filo del pensiero, che vede il nero e il
bianco, che sente il suono e il silenzio, non si spezza, e annoda gli
sprazzi di malinconia o di esultanza. Esiste quindi ancora una
possibilità di vita, ma non da soli. (Ottavio Rossani)
In copertina: Ottavio Rossani
ONDE SUBLIMINALI, acrilico su tela
cm. 37x26 - 2000
Pierluigi
Lanfranchi (1973) ha pubblicato la plaquette Canicula (Battello
Stampatore, Trieste 2007) e la raccolta Latitudini (OMP, Pavia 2008). È
l’autore di Acheronta movebo. Le storie ritrovate di Franziska e Charles
Maylan (Castelvecchi, Roma 2017). Insegna letteratura greca antica
all’università di Aix-Marseille. Vive ad Amsterdam.
venerdì 26 marzo 2021
Pardes di Alessandra Paradisi
Poema inusuale e imprevedibile, questo Pardes (Paradiso): nel nome dell’autrice c’è il suo destino letterario. Leggere il dettato biblico della Genesi sulla propria misura di poeta, che interpreta, ma soprattutto intuisce. La meta: tradurre i pensieri del testo sacro in una leggibilità contemporanea. Un’ispirazione di umanità lontana dalla storia, nell’annullamento dello spazio-tempo, per respirare l’illuminazione del racconto eterno della Creazione. Il coraggio sfiora l’ardimento di capovolgere il senso della visione e suggerire l’umiltà di conoscere l’esperienza umana attraverso il rigore letterario del proprio nome, invertendo la prospettiva storica dell’esistenza: non più il passare del tempo, ma il sentire dell’essere. (Ottavio Rossani)
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